Trattamento della cirrosi epatica scompensata: caso clinico

Relazione X Convegno di Bioterapia Nutrizionale, Hotel Parco dei Principi, 2008, Roma

Scopo

Partendo dal presupposto che un paziente, quale che sia la gravità della sua patologia, deve comunque nutrirsi, presento un caso di cirrosi epatica criptogenetica scompensata, in attesa di trapianto, il cui trattamento fu iniziato dalla fondatrice del metodo Bioterapia Nutrizionale®, Dott.ssa Domenica Arcari Morini nel mese di giugno 2007 e da me proseguito ad iniziare da fine luglio dello stesso anno, a tutt’oggi. Lo scopo della presente relazione è quello di dimostrare che la possibilità di impiego terapeutico degli alimenti può giovare anche in casi severi come quello in oggetto, migliorando le condizioni di vita, permettendo di ridurre al minimo indispensabile la terapia farmacologica prescritta e, soprattutto, impedire il decadimento irreparabile delle condizioni organiche in attesa di un organo compatibile per il trapianto.
Dal punto di vista della fisiologia e della fisiopatologia umana, l’attività sportiva professionale o amatoriale non può essere equiparata semplicisticamente ad una attivitàmuscolare tipica di tutti i lavori manuali...

Materiali e metodi

- Valutazione quotidiana delle condizioni cliniche del paziente.
- Test quotidiano Multistix Bayer per prescrivere la dieta nel rispetto delle funzionalità organiche e della sintomatologia clinica giornaliera.
- Selezione ragionata degli alimenti e delle loro associazioni per ottenere delle azioni sinergiche finalizzate ad ottenere il risultato più vantaggioso per il paziente.
- Controllo periodico dei parametri emato-chimici.

Risultati

Nel corso dei mesi, il trattamento bionutrizionale ha permesso di restituire alla paziente una qualità di vita pressoché normale, risolvendo l’ascite che non rispondeva al trattamento farmacologico, migliorando la funzionalità residua del fegato, come evidenziano le analisi ematochimiche progressive, con riduzione significativa dei valori di bilirubinemia, e procrastinando nel tempo l’urgenza del trapianto, in attesa di un organo compatibile.

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