Anemia da carenza di ferro

Escluse le forme post-emorragiche o da patologie ematologiche, per le quali sarà necessaria opportuna terapia medico-chirurgica, le anemie da carenza di ferro possono dipendere da:
1 – ridotta introduzione alimentare di cibi ricchi di ferro o insufficiente assimilazione dello stesso, come può avvenire negli individui con alterazione della microflora intestinale o con problematiche legate al glutine, al lattosio o ai lieviti;
2 – eccessiva perdita di ferro, per esempio in conseguenza di metrorragie frequenti, o per microemorragie asintomatiche del tubo digerente in caso di gastriti o ulcere gastro-intestinali (possibili in soggetti che assumono acido acetil-salicilico, cortisone o altri farmaci gastro-lesivi), emorroidi, diverticolite, etc.;
3 – aumentato fabbisogno, come avviene in gravidanza, in allattamento, dopo malattie debilitanti o febbre protratta, etc.
L’anemia non dà sintomi evidenti fino a quando i livelli di emoglobina nel sangue si mantengono sopra i 9-10 grammi per decilitro (g/dl), in quanto l’organismo mette in azione meccanismi di compenso in modo da continuare a garantire il normale apporto di ossigeno ai tessuti. Quando anche tali meccanismi non sono più sufficienti, compaiono i tipici segni dell’anemia quali pallore, stanchezza muscolare, dispnea da sforzo, tachicardia, inappetenza.
Prima di iniziare una dieta mirata è indispensabile che il paziente abbia praticato tutte le indagini cliniche necessarie per arrivare a una diagnosi, compresa gastroscopia e colonscopia.
In caso di anemia sideropenica nessun alimento deve essere assunto due ore prima e dopo i pasti principali, in quanto il ferro, polimerizzando con altre macromolecole, verrebbe assorbito molto poco. Da questo punto di vista è importante segnalare come le merende fuori pasto negli individui adulti possano nel tempo compromettere l’assorbimento di questo minerale, soprattutto se le suddette merende sono ricche di tannino o di crusca, o accompagnate da bevande come tè o caffè. In generale non è consigliabile una dieta ricca di fibre e di alimenti integrali, ma nemmeno di pasti in cui siano presenti in quantità sia il ferro che il calcio: la presenza simultanea di questi due minerali, per esempio in un toast con prosciutto e formaggio, inibisce l’assorbimento di entrambi.
Il ferro assunto con gli alimenti può essere emoglobinico e non emoglobinico. Il primo è presente soprattutto nelle carni e nei pesci e verrà assorbito più facilmente dalla mucosa intestinale. Il secondo è di origine vegetale, contenuto nei legumi, nei cereali, nella verdura e nella frutta e verrà assorbito con maggiore difficoltà e lentezza.
Tra i fattori che facilitano l’assorbimento del ferro, sia emoglobinico che non emoglobinico, figura l’acido ascorbico (vitamina C) e l’acido citrico, presenti soprattutto negli agrumi. Importante anche la cisteina, contenuta nella carne e nel pesce, che è in grado di far assorbire di più il ferro non eme presente nei vegetali. Ecco perché nelle impostazioni bionutrizionali in caso di anemia sideropenica, si associa sempre un secondo di carne o pesce con un contorno di verdura. Utile anche l’uso di erbe aromatiche (in particolare il prezzemolo), molte delle quali non solo sono fonti naturali di ferro, ma stimolano anche le secrezioni dello stomaco e aiutano a mantenere elevata l’acidità dell’ambiente gastrico, un altro elemento che consente un migliore assorbimento del ferro.
Da segnalare l’importanza del tuorlo d’uovo, possibilmente crudo o poco cotto, da proporre in vari modi, compreso quello sbattuto nella colazione del mattino, in quanto è ricco di ferro e contiene quantità significative di Vitamina B 12, Vitamina A e acido folico, cofattori indispensabili per la cura delle anemie sideropeniche.
Una corretta alimentazione può sostituire o ridurre la necessità della terapia farmacologica, spesso causa di disturbi gastrointestinali di una certa rilevanza. Al mattino a digiuno sarà utile l’assunzione della mela chiodata (intera o solo lo spicchio nel quale il chiodo infisso per 24 ore avrà liberato ferro biodisponibile in virtù dell’azione dell’acido malico contenuto in questo frutto). Dopo almeno mezz’ora si potrà proporre una colazione che preveda la presenza di un uovo crudo sbattuto con lo zucchero o alla coque, o strapazzato, associato a una spremuta di agrumi vari.
A pranzo si sceglierà la carne o il pesce, in associazione a verdure possibilmente crude e ricche di ferro, come radicchio, indivie belghe, scarola, indivia riccia, spinaci crudi, sempre conditi con olio sale e limone, oltre a frutta acida e ricca di vitamina C. A cena si proporranno primi piatti, compresi i legumi, con contorni cotti ricchi di ferro e, a seconda dei casi, frutta acida o una modesta quantità di proteine. Lo scopo sarà quello di avere un apporto di ferro costante in ogni pasto, con differente velocità di assimilazione e in quantità non superiore alla possibilità di assorbimento della mucosa digestiva.

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