Diabete Tipo 2

Il diabete mellito di tipo 2 (chiamato anche diabete mellito non insulino-dipendente o dell’adulto) è una malattia metabolica caratterizzata da glicemia alta causata da insulino-resistenza periferica. Rispetto al diabete mellito di tipo 1, in cui manca la produzione di insulina, in questo caso la sua concentrazione nel sangue è inizialmente elevata, ma può ridursi nelle fasi avanzate della malattia per esaurimento funzionale delle isole di Langerhans pancreatiche. Lo sviluppo del diabete di tipo 2 è determinato da una combinazione di fattori, fra cui lo stile di vita, alcune patologie endocrine e fattori genetici. Fra i principali fattori predisponenti sono da annoverare l’obesità, la mancanza di attività fisica, gli errori nutrizionali, lo stress e l’urbanizzazione, ma anche l’impiego di un certo numero di farmaci come glucocorticoidi, tiazidici, beta bloccanti, antipsicotici e le statine, comunemente prescritte per il trattamento delle ipercolesterolemie.
Aumentato notevolmente negli ultimi 50 anni, in parallelo con la crescita dell’obesità, il diabete di tipo 2 rappresenta circa il 90% di tutti i casi di diabete. Viene trattato inizialmente incrementando l’esercizio fisico e con generici consigli nutrizionali, come la riduzione degli zuccheri. Se, tramite queste misure, i livelli di glucosio nel sangue non dovessero diminuire, si renderà necessaria la somministrazione di farmaci ipoglicemizzanti orali o di insulina farmacologica nei casi che evolvono verso l’esaurimento funzionale dell’attività endocrina del pancreas.
Come in molti altri disturbi o patologie, l’importanza di una corretta alimentazione viene enfatizzata ma ridotta quasi sempre a consigli generali che raramente incidono in modo significativo sulla salute del paziente. Nel caso del diabete tipo 2 bisognerà prima di tutto tener conto di eventuali problematiche collaterali come l’obesità, l’ipertensione e il rischio cardiovascolare, oggi accomunate nell’ambito della cosiddetta “Sindrome Metabolica”. Il potenziale terapeutico e l’adattabilità della programmazione bionutrizionale sara tale da poter migliorare simultaneamente tutte le funzioni organiche alterate, a condizione di associare adeguatamente gli alimenti nella composizione dei pasti.
Come giustamente consigliato dai diabetologi, bisognerà prima di tutto mantenere basso il carico glicemico complessivo, riducendo i glicidi a rapido assorbimento come zucchero, vino e alcolici, dolci, la maggior parte dei frutti, etc., privilegiando quelli a lento assorbimento o zuccheri “complessi” come pasta, pane, riso integrale o basmati, polenta, etc. Tuttavia, sarà molto più efficace modulare l’assorbimento e la gestione dei glicidi attraverso l’impiego di una significativa quota proteica e lipidica. Per esempio, una cena che preveda una porzione di pasta sarà molto adatta nel diabete tipo 2 se questa verrà condita con un sugo all’arrabbiata e opportunamente associata a cicoria ripassata in aglio, olio e peperoncino e a del pesce lesso condito con olio extravergine d’oliva e prezzemolo. In questo caso l’olio, oltre ad avere benefici effetti sul sistema cardiovascolare, rallenterà l’assorbimento intestinale degli zuccheri. La cicoria avrà un’azione drenante e diuretica per l’eliminazione dei cataboliti organici e il pesce, privato di una quota di sali persi in diluizione nell’acqua di bollitura, avrà un effetto di stimolo del metabolismo e della produzione di insulina da parte del pancreas endocrino, in virtù del suo contenuto in iodio e fosforo. Infine, il prezzemolo agirà da fluidificante del tessuto ematico.
Se l’attenzione al carico glicemico complessivo dei pasti è fondamentale come nel diabete insulino-dipendente tipo 1, in questo caso sarà altrettanto importante cercare di migliorare l’insulino-resistenza, causata da inefficienza dei recettori periferici per alterazioni strutturali a livello delle membrane cellulari, strutture a elevato contenuto lipidico. L’esperienza bionutrizionale dimostra che tale intervento sarà possibile, nella misura in cui si agirà sui metabolismi organici, favorendo l’eliminazione dei radicali acidi e di altre scorie organiche, riducendo l’apporto esogeno di alimenti fortemente manipolati e/o addizionati da sostanze di vario genere e soprattutto fornendo all’organismo lipidi ad elevato valore biologico che possano ripristinare le normali funzioni di membrana.
Oltre a un eccesso di zuccheri semplici, fra le categorie di alimenti meno adatti nel trattamento del diabete tipo 2, saranno da annoverare i derivati del latte, i quali, oltre al loro contenuto in lattosio, rallenteranno il metabolismo per l’azione neuro-sedativa del calcio. I formaggi stagionati avranno un minore contenuto di lattosio, ma una concentrazione di sali controindicati in caso di concomitante obesità e ipertensione arteriosa. Fra le verdure saranno indicate quelle ricche di ferro come le “Cicoriae” o di iodio come le “Crucifere”, mentre saranno meno adatte quelle con potassio e alcuni vegetali cotti ad elevato contenuto di zuccheri come la zucca, la carota, la cipolla cotte etc.

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