Caratteristiche generali
I legumi sono semi commestibili, di cui quelli maggiormente usati nell’alimentazione umana sono i fagioli, le fave, i ceci, le lenticchie ed i piselli. Il loro impiego nutrizionale risale ad epoche preistoriche e, pur essendo considerati un alimento popolare, non adatto a tavole raffinate (non a caso essi sono stati sempre definiti “la carne dei poveri”), i legumi vengono tuttora consumati giornalmente in tutto il mondo. Essi, infatti, sono in grado di esplicare una significativa funzione energetica e plastica grazie all’eccezionale contenuto in carboidrati e proteine vegetali. Tuttavia, è importante sottolineare che le proteine dei legumi sono nutrizionalmente inferiori rispetto a quelle di origine animale, in quanto povere dell’aminoacido essenziale metionina.
Oggi è possibile reperire in commercio tutti i tipi di legumi già precotti e più o meno pronti all’uso, ma le preparazioni descritte in questo libro prevedono esclusivamente l’impiego di legumi freschi o secchi, in quanto privi di conservanti e stabilizzanti quali zucchero, sale, acido citrico, aromi ed altre sostanze che ne migliorano le caratteristiche organolettiche, ma possono essere causa di aggravamento del quadro clinico in pazienti diabetici, ipertesi ed epatopatici. Inoltre, l’alimento precotto subisce nel tempo una degradazione del potere nutrizionale superiore a quella dei legumi conservati secchi. Infine, a parità di peso, il costo dei legumi già cotti è di solito superiore rispetto a quelli secchi. Questi ultimi sono particolarmente resistenti alla cottura, quindi è bene tenerli a bagno in una quantità di acqua tre o quattro volte superiore al loro volume, per un tempo che varierà a seconda del tipo di legume secco considerato. Se l’ambiente è molto caldo, si consiglia di mettere il contenitore in una zona più fresca, oppure direttamente in frigorifero, in modo da impedire l’inizio dei processi di fermentazione.
La stipsi cronica ed altri disturbi tipici della “civiltà del benessere”, trovano nei legumi una delle soluzioni nutrizionali di elezione. Tra tutti gli alimenti, i legumi secchi contengono la maggiore quantità di fibra alimentare, seguiti dalla frutta secca. I fagioli e le fave sono tra i più ricchi in fibre, seguiti dalle lenticchie, dai ceci e dai piselli. Numerose ricerche hanno dimostrato che una dieta a base di legumi, oltre a favorire la regolarizzazione dell’alvo, esplica effetti ipocolesterolemizzanti ed ipotensivi. Pertanto, sulla scorta di questi risultati, il loro impiego viene raccomandato per contrastare le malattie del secolo, quali le patologie cardiovascolari e quelle neoplastiche, specialmente i tumori del colon e del retto.
Altri studi clinici, hanno evidenziato l’utilità dell’impiego dei legumi nei soggetti con alterato equilibrio glicemico, tanto che essi vengono sfruttati nel trattamento alimentare del diabete. Infatti, il loro contenuto in fibre e proteine riduce la velocità di assimilazione degli amidi e di altri zuccheri, evitando gli elevati livelli ematici di glucosio per tempi troppo prolungati. I fagioli, in particolare, nei soggetti diabetici insulino-dipendenti, riducono l’aumento del tasso glicemico, permettendo la riduzione della quantità di insulina da iniettare. Si ipotizza che questa azione sia dovuta al loro contenuto in pectine e gomme, le quali aumenterebbero il numero dei recettori dell’insulina presenti sulle membrane cellulari. L’effetto ipoglicemizzante si realizza sia con l’impiego di legumi secchi, che con quelli freschi. Per il loro contenuto in lecitina, un fosfolipide che riduce i livelli ematici del colesterolo e dei trigliceridi, i legumi sono indicati nel trattamento di soggetti affetti da sindrome metabolica ed elevata viscosità del sangue.
In percentuali differenti, tutti i legumi contengono acido fitico. Questa sostanza, che ostacola l’assorbimento intestinale del calcio, diventa parzialmente inattiva quando si fanno rinvenire i legumi secchi in acqua, favorendone la germinazione. Un’altra problematica conseguente all’utilizzo dei legumi consiste nella loro tendenza a provocare meteorismo. I gas intestinali sono prodotti dalla fermentazione di alcuni oligosaccaridi, noti come alfa-galattosidi, presenti in percentuali variabili, in tutti i legumi. Le suddette sostanze resistono all’attacco di enzimi quali la ptialina e l’amilasi, causando una fermentazione nell’intestino crasso, ad opera della locale flora batterica. Si sviluppano sostanze gassose, quali idrogeno solforato, azoto, metano, anidride carbonica ed anidride solforosa, con meteorismo e sintomatologia dolorosa. Tuttavia, la produzione di questi gas può avere un risvolto positivo. Infatti, in questo processo vengono generate sostanze che riducono nel fegato la produzione di colesterolo LDL e, nell’intestino, la formazione di nitrosamine e metil-colantrene, molecole dotate di spiccata azione carcinogenetica. Per ridurre questo inconveniente secondario all’assunzione dei legumi, è sufficiente mettere in atto i seguenti accorgimenti: far precedere la loro cottura da un lungo bagno in acqua, consumandoli quando sono perfettamente cotti; usare condimenti adeguati, accompagnando i legumi con erbe aromatiche e digestive, che favoriscono l’assorbimento dei gas intestinali; masticare lentamente, allo scopo di favorire una sufficiente insalivazione del bolo; infine, associare i legumi in modo razionale ad altri alimenti nella composizione del pasto. Per esempio, la contemporanea assunzione di proteine della carne, dell’uovo o del formaggio, rende i legumi particolarmente difficili da digerire. Sarà sufficiente limitarsi a pasti strutturati in modo più semplice, composti da un primo piatto (cereali e legumi) con l’aggiunta di una verdura e di un frutto. Invece, l’associazione dei cereali e dei legumi è completa dal punto di vista nutrizionale in quanto, ad eccezione di alcune vitamine, sono presenti tutti i nutrienti fondamentali. Le due categorie di alimenti si integrano anche per quanto riguarda il contenuto in aminoacidi essenziali: alla maggior parte dei cereali manca l’aminoacido lisina che, invece, è presente nei legumi. Viceversa, la carenza di questi ultimi in metionina e cistina viene compensata dai primi.